Qualche rissa dopo arrivammo in Piazza San Marco, annunciati dall’ennesimo tafferuglio con un gruppetto di sbandieratori. Nonostante la scazzottata di un attimo prima, tentammo di fare gli indifferenti, passando in mezzo agli allucinati turisti. Gli unici che continuavano a sorridere erano i giapponesi, quei nanetti gialli ridono sempre! Un paio di carabinieri di servizio in zona non si accorsero di niente, ma bisogna tener conto che stiamo parlando di carabinieri. Arrivati quasi all’imbarco del traghetto vedemmo, ad una cinquantina di metri sulla nostra sinistra, una macchia arancione. Dovete sapere che all’epoca il gruppo principale degli Ultras Unione era solito, con il buon gusto tipico dei mestrini, presentarsi allo stadio col bomber girato dalla parte arancio. A quanto pare avevamo trovato qualcuno di serio, loro erano una cinquantina ed erano del tutto ignari di ciò che stava per capitargli. Alcuni dei nostri ragazzi si misero al collo le sciarpe arancioneroverdi, ricevute in dono durante il tragitto dalla stazione, e si portarono in prima linea salutando gli hare krisna. Mentre ci avvicinavamo qualcuno dei nostri se ne partì con un “Padova Padova vaffanculo…” che creò un certo entusiasmo nella controparte. L’entusiasmo sparì tutto d’un tratto nel momento in cui, arrivati a dieci-quindici metri da loro, partimmo alla carica. Quando gli unionisti realizzarono la loro triste situazione gli eravamo già passati sopra, c’erano hare krisna che fuggivano in ogni direzione, altri che si stavano prendendo la tredicesima e il premio di produzione. Nella confusione un bandierone veneziano cambiò di proprietario, ma venne successivamente sequestrato dai P.S. allo stadio.
Arrivarono i carabinieri dalla vicina caserma, era venuto il momento di terminare il nostro sketch. Approfittando della confusione raggiungemmo l’imbarco del traghetto per Sant’Elena e salimmo a bordo, dove trovammo un pazzo furioso che voleva attaccare briga a tutti i costi. Il tipo continuò a cagare il cazzo per tutto il viaggio e solo l’intervento di alcuni buoni samaritani della Piazza gli evitò di finire fuori bordo. Scese a una fermata prima dello stadio, ma dopo l’ennesimo “va in figa de to mare!” si girò per risalire a far casino, alcuni veneziani di mezza età riuscirono a trattenerlo. Bisogna ammettere che, se i veneziani fossero stati tutti, così avremmo avuto i nostri bei problemi ad uscire interi da Venezia… Arrivati a Sant’Elena tenemmo un profilo basso, in quanto i P.S. erano ormai in allarme e, come se non bastasse, dovevamo passare di fianco alla curva lagunare. Prendemmo una via laterale e ci dirigemmo al nostro settore. Alcuni unionisti si accorsero di noi, ma erano distanti dai loro ritrovi e non riuscirono a tirar su abbastanza gente. Lo scontro con la nostra retroguardia fu poco più di una scaramuccia da cui si ritirarono precipitosamente. Quando fummo sul ponte che portava alla curva ospite la celere non volle farci passare, a quanto pare per causa delle sciarpe di cui eravamo stati o-maggiati ci scambiarono per veneziani. Per convincerli della nostra provenienza dovemmo mostrargli le carte di identità.
Durante la partita demolimmo la maggiorparte dei seggiolini della curva per usarli come proiettili contro i lagunari, appostati nel settore di fianco al nostro. All’epoca la tifoseria veneziana era divisa tra unionisti e sostenitori del vecchio Venezia, questi ultimi si sistemavano sempre a lato degli ospiti. I lanci incrociati continuarono per tutta la gara, salendo di intensita dopo le azioni migliori di una squadra o dell’altra. A fine partita non mancarono scontri anche con i carabinieri, che durante la partita si erano presi delle libertà con i tifosi isolati che andavano ai bagni. Il bilancio della trasferta fu positivo oltre ogni previsione, avevamo passato una magnifica domenica e il divertimento era stato tale che decidemmo di usare lo stesso metodo anche nelle trasferte successive. Era iniziato un periodo di puro spasso, uno dei migliori della storia degli Hell’s Angels.
La partita di ritorno, il 2 maggio, arrivò con le due squadre in situazioni di classifica quasi ribaltate: il Padova in piena lotta per la serie A ed il conseguente entusiasmo dei suoi tifosi contrapposto ad un Venezia da qualche mese in caduta libera ed ormai fuori dai giochi per la promozione. Tuttavia la tifoseria arancioneroverde rispose ancora una volta presente, riempiendo i 1.500 posti del settore ospiti dell’Appiani.
(Coreografia della Curva Nord nel derby del 2 maggio 1993)
Durante la settimana era girata la voce che i veneziani avrebbero provato a restituire la visita dell’andata, presentandosi a Padova senza scorta; ma questo non avvenne. Di fatto si ripetè il clichè del derby dell’anno prima: lagunari impegnati in atti di teppismo e danneggiamenti in corteo, padovani che provano a lasciar loro qualche ricordo dalle stradine laterali. Dal punto di vista coreografico, la Curva Nord questa volta si presenta con dei nylon biancorossi che la ricoprono nella quasi totalità. Da segnalare l’assenza pressochè totale di striscioni offensivi.
(Ritaglio del “Mattino di Padova” del 3 maggio 1993)
Ad inizio partita invece gli ultras padovani mostrano ai cugini lo striscione “Tipi Loschi”, trafugato dai magazzini del Penzo. Una risposta al “raid” da parte dei veneziani avvenuto al concerto dei Pitura Freska l’anno precedente: era successo infatti che, dopo l’esposizione del bandierone, un manipolo di ultras padovani alla vigilia del derby d’andata si era recato a Venezia per tentare di recuperare il maltolto. Giunti in piena notte al magazzino dello Stadio Penzo, e non trovando il bandierone trafugato l’anno prima, decisero di “accontentarsi” della prima cosa che gli capitava in mano: lo striscione “Tipi Loschi”, appunto. Tale striscione venne esposto al derby di ritorno e successivamente regalato ad alcuni ragazzi di Palermo che erano venuti appositamente dalla Sicilia per sostenere i gemellati biancoscudati.
(Alla vigilia del derby d’andata 1992/93, un manipolo di ultras padovani si reca in piena notte allo stadio Penzo per tentare di recuperare il bandierone copricurva che i veneziani avevano trafugato dal magazzino dell’Appiani durante la stagione precedente. Non avendolo trovato, ripiegarono sullo striscione “Tipi Loschi”, esposto al derby di ritorno e successivamente regalato a dei ragazzi di Palermo)
Nella stagione 1993/94, il ritorno in serie B del Vicenza fa passare un pò in secondo piano il derby col Venezia. Tuttavia la prima occasione di un faccia a faccia fra le due parti arriva già ad ottobre, quando all’Appiani è di scena il Modena, i cui ultras sono legati a quelli lagunari da un gemellaggio. I modenesi arrivano senza scorta all’Appiani accompagnati da una trentina di veneziani; tuttavia verranno intercettati dai nostri all’interno del mercatino dell’antiquariato, in Prato della Valle e ne nascerà uno scontro fra i più belli che si ricordino a Padova, che alla fine vedrà gli ospiti costretti a ritirarsi. In occasione del derby d’andata, a dicembre, un gruppo di ultras veneziani prova ad emulare il “numero” messo in atto dai nostri l’anno prima, ed arrivano a Padova a bordo di un autobus dell’ACTV. Purtroppo per loro andrà male, nel senso che poco dopo essere arrivati attaccheranno briga con alcuni tifosi di passaggio e verranno bloccati dalla polizia.
(8 maggio 1994, il tifo di entrambe le curve)
Il derby di ritorno vede entrambe le squadre in corsa per la promozione. La curva padovana sta attraversando un momento particolare, in quanto non si sono ancora spenti gli echi del derby col Vicenza di un mese e mezzo prima, le diffide sono piovute a decine e gli ultras sono tenuti sotto stretta sorveglianza. Possiamo definirlo il primo derby disputato senza gli HAG, anche se lo scioglimento ufficiale avverrà solo a fine campionato. Ad ogni modo circa 3.000 tifosi padovani sbarcheranno in laguna, ed anche in quell’occasione venne organizzato un gruppo che si muovesse senza scorta, che tuttavia dopo le prime scaramucce venne subito intercettato dalla polizia. Nient’altro da segnalare, a parte un lancio di sassi da parte veneziana verso uno dei due treni speciali che trasporta la tifoseria biancoscudata in laguna… La sconfitta patita a Venezia fa scattare anche la contestazione della tifoseria padovana, che intravede l’obiettivo della serie A sfumare sul traguardo per la terza volta in quattro anni (Poi comunque la stagione avrà un esito positivo allo spareggio di Cremona).
1996-1998: i derby di fine decennio
(Padovani a Venezia nella stagione 1996/97)
La promozione del Padova in serie A fa si che il derby col Venezia torni a disputarsi solo nella stagione 1996/97, e per la prima volta il derby si gioca all’Euganeo. Chiaramente l’atmosfera è completamente diversa dai derby di qualche anno prima. I veneziani si presentano in un migliaio, con un lungo striscione circa la questione stadio che proprio in quel periodo comincia a tener banco in casa lagunare (“Comune e società, le vostre barzelette non fan più ridere gli ultrà”), mentre la curva padovana organizza una discreta coreografia con teloni biancorossi. Nessun contatto fra le tifoserie: unica cosa da segnalare, i danni fatti dagli ospiti ad alcuni bus che li portavano allo stadio.
La partita di ritorno è molto più calda: i padovani provano a replicare il numero di qualche anno prima, ed una quarantina di ultras biancoscudati affronta la trasferta senza scorta. Giunti a Sant’Elena, circa la metà vengono bloccati dal cordone di polizia, i pochi “superstiti” puntano ugualmente verso il bar ritrovo degli ultras di casa, che sono in numero decisamente maggiore ed infatti tengono molto bene il campo, avendo alla fine la meglio. Durante la partita, soliti lanci di oggetti e momenti di tensione con i veneziani del settore confinante. La curva di casa espone un solo lungo striscione: “Una provincia intera vuole lo stadio a Tessera”, e qualche striscione ironico
(Venezia-Padova 1997/98, le due tifoserie)
Il Campionato 1997/98 vedrà la prima promozione in serie A della storia del Venezia Mestre, e contestualmente la retrocessione del Padova in C1 dopo undici anni. I due derby disputati in questa stagione rimarranno gli ultimi del decennio. Nella partita d’andata a Venezia, l’evento principale è il ritorno sulla scena dello storico striscione degli HAG, anche se sarà un tentativo di ricostruzione che non andrà a buon fine. L’unico momento di tensione è al fischio finale, quando gli ultras arancioneroverdi invadono il campo per festeggiare la vittoria, ed alcuni si spingono fin sotto il settore padovano per sfottò; con questi ultimi che a loro volta reagiscono tentando di entrare in campo: interviene la polizia operando un paio di cariche verso i padovani, che reagiscono. Alla fine due agenti rimarranno feriti.
La partita di ritorno si disputa di sabato pomeriggio, e vede la presenza di circa 3.000 tifosi arancioneroverdi al seguito di una squadra lanciatissima verso la serie A. E’ la loro presenza più numerosa all’Euganeo. La giornata scivolerà via in maniera tranquilla, sia sul campo che sugli spalti, dove gli Ultras Unione salutano i rivali con lo striscione “Con Lavazza in paradiso, con gli HAG in C1”.
Il nuovo millennio
Dopo il 1998, con la promozione in A degli arancioneroverdi e la retrocessione in C1 dei biancoscudati, il derby fra le due squadre non si disputerà più per una decina d’anni, fino alla stagione 2006/07. Le due tifoserie invece, avranno modo di incrociarsi nuovamente per le strade.
Il primo “incrocio” avviene nella stagione 2000/01, il 16 febbraio: il Padova è impegnato a Mestre nel big-match del campionato di serie C2, mentre il Venezia è in trasferta a Cosenza. Alcuni ultras arancioneroverdi, fra cui diffidati e non, decidono di farsi un giro a Mestre, sia per vedere la sfilata dei carri di Carnevale nella centralissima Piazza Ferretto, sia perchè “non si sa mai”… Allo stadio Baracca alla fine dell’incontro scoppiano gravi incidenti fra le forze dell’ordine e gli oltre 2.000 padovani, con la polizia che perde ben presto il controllo della situazione e centinaia di tifosi biancoscudati che si disperdono per la città. Un gruppo di una cinquantina di ultras biancoscudati punta deciso verso il centro di Mestre, alla ricerca dello scontro con i rivali; ma l’intervento della celere “impacchetta” i tifosi ospiti e li riporta in stazione. Nel frattempo però i lagunari si sono organizzati e giungono a loro volta in Piazza Ferretto quando il “gruppo di fuoco” biancoscudato è ormai in stazione: a rimetterci sarà un altro gruppetto di 5-6 biancoscudati, giunti sul posto imprudentemente in ritardo…
Il secondo “incrocio” avviene nel marzo 2004, quando all’Euganeo si disputa il match fra Padova e Pistoiese: i toscani sono gemellati sia con i veneziani che con i modenesi, entrambe tifoserie acerrime nemiche dei padovani, ed entrambe presenti all’Euganeo. Anche con i toscani in quel periodo i rapporti sono molto tesi: a fine partita le “parti in gioco” si danno appuntamento presso il casello di Padova Zona Industriale per regolare i conti. All’appuntamento rispondono “presente” circa 70-80 ultras biancoscudati, mentre dall’altra parte sono presenti solo una quindicina fra veneziani, modenesi e pistoiesi del gruppo “1982” (una frangia minoritaria che in quegli anni occupava il settore Distinti del Comunale di Pistoia): gli Ultras Pistoia, il gruppo principale della tifoseria toscana, ha tirato pacco! A veneziani e modenesi presenti verrà comunque riconosciuto l’onore delle armi, e per questo saranno graziati
(Il Mattino di Padova del 23 marzo 2004, successivo ai fatti di Padova-Pistoiese)
Il terzo “incrocio” invece risale alla stagione 2005/06: il Venezia aveva conosciuto per la prima volta l’onta del fallimento societario, e quell’anno disputava il campionato di serie C2, mentre il Padova era ormai da anni “infognato” in C1. Il 23 ottobre i biancoscudati sono di scena a Pizzighettone, provincia di Cremona; mentre gli arancioneroverdi giocano a Carpanedolo, provincia di Brescia. Lungo l’autostrada, due pullman di padovani incrociano un torpedone veneziano (il pullman degli Ultras Unione, gruppo storico che però in quel periodo stava vivendo un forte declino che sarebbe culminato con lo scioglimento a febbraio): gli arancioneroverdi vengono affiancati ed invitati a fermare in autogrill, ma preferiranno tirare dritto
(Venezia-Padova 2006/07: gli ultras biancoscudati ricordano ai rivali arancioneroverdi il “mancato incontro” in autogrill dell’anno precedente)
Padova e Venezia tornano ad affrontarsi sul campo nella stagione 2006/07, in serie C1. L’attesa per dieci anni di assenza di confronti sul campo, ed i precedenti “lontani” dal campo delle ultime stagioni, hanno restituito nuovo fascino al derby; e l’atmosfera in vista delle due partite è abbastanza elettrica sia a Padova che in Laguna. In questi dieci anni sono cambiate un pò di cose: innanzitutto la repressione verso i tifosi, che si è molto inasprita nei primi anni del nuovo millennio e che ulteriormente si inasprirà a partire proprio da quell’anno. Ne sanno qualcosa i padovani, che in quel periodo scontano l’assenza di circa un centinaio di ragazzi diffidati, situazione che sconsiglia azioni che vadano oltre l’aspetto puramente folcloristico… Ma le diffide colpiscono duro anche in Laguna, e come se non bastasse la tifoseria arancioneroverde vive anche una sorta di faida interna, che dura ancora oggi ma che nel 2006 è solo all’inizio: pochi mesi prima infatti tale faida ha portato allo scioglimento degli Ultras Unione, gruppo storico della curva arancioneroverde che in quel primo derby del nuovo millennio è retta dal duopolio Vecchi Ultrà-Rude Fans.
(Settembre 2006: torna dopo dieci anni il derby fra Venezia e Padova)
Anche la struttura stessa del Penzo è molto cambiata: le due grandi curve che caratterizzavano lo stadio di Sant’Elena negli anni ’90 sono state smontate per motivi di sicurezza, sono rimaste solo le parti basse; e l’intera Curva Nord viene concessa agli ospiti, situazione che limita la promiscuità fra le due tifoserie e rende quasi impossibile ogni contatto. Tuttavia il derby d’andata della stagione 2006/07 si rivela un bel derby dal punto di vista coreografico e del tifo vocale: la curva unionista realizza una sorta di “mare” arancioverde con i teloni di plastica accompagnati dallo striscione “Un mare di tifo, un oceano di passione”; mentre i padovani si presentano con tante bandierine dei pirati e lo slogan “Noi pirati, voi ai remi!”. Molti gli striscioni di sfottò fra le due parti, alcuni classici che prendono di mira il problema dell’acqua alta o la condizione “contadina” dei padovani, altri più strettamente legati all’ambito “Ultras” come quelli che “stuzzicano” i veneziani a proposito dell’episodio della stagione precedente in autostrada…
(Il film della trasferta padovana a Venezia nel 2006/07)
Il derby di ritorno si disputa in situazioni di classifica diametralmente opposte: gli arancioneroverdi sono al comando della classifica, mentre i biancoscudati sono in piena zona retrocessione e reduci da un periodo tutt’altro che positivo, contrassegnato da sconfitte in serie. La curva padovana non prepara niente di particolare a livello coreografico, anzi annuncia dieci minuti di sciopero proprio per protesta nei confronti della squadra. Dal canto loro, gli ospiti si presentano in quasi 2.000, ma non se la passano troppo bene. La faida interna alla curva si è allargata, portando alla “cacciata” dei Rude Fans, e ad una situazione paradossale: i Vecchi Ultrà ora sono rimasti soli al comando della curva, mentre i reduci di tutti gli altri gruppi si sono spostati nei Distinti dando vita al gruppo “A sostegno di un ideale”. A Padova la tifoseria si presenta divisa in due, con un nastro da cantiere a delimitare i confini delle due fazioni. Una situazione paradossale, che tuttavia chi conosce i veneziani dai tempi del dualismo Ultras Unione-Vecchia Guardia si rende conto essere perfettamente normale in quella realtà…
(Padova-Venezia 2006/07: le due tifoserie in azione durante la partita)
La tensione si taglia col coltello per tutta la serata: i veneziani appena giunti all’Euganeo con i bus di linea dalla stazione, iniziano a bombardare le forze dell’ordine con un fitto lancio di torce. A fine partita invece lo show si sposta dall’altra parte: decine di ultras biancoscudati iniziano a raggrupparsi per raggiungere il settore ospiti, la polizia fa da cordone e ad un certo punto dopo qualche provocazione verbale parte alla carica. Gli ultras rispondono per le rime e per mezzora buona sul piazzale Sud dello stadio si assistono a scene di vera e propria guerriglia urbana. Gli incidenti daranno vita a numerose polemiche, sopratutto per la mano dura usata dalle forze dell’ordine che non si sarebbero fatte pregare due volte nell’utilizzare la forza. Quindici giorni più tardi, a Catania in una situazione simile morirà l’ispettore di Polizia Filippo Raciti. E’ un periodo storico in cui i rapporti fra ultras e forze dell’ordine sono estremamente tesi, e tutto ciò andrà ad influire anche sui futuri derby…
(Padova-Venezia 2007/08)
Nel campionato 2007/08 i derby saranno addirittura tre: oltre ai due di campionato, anche uno in Coppa Italia di serie C. Tutte e tre le partite purtroppo saranno caratterizzate dai fatti di cronaca che colpiranno la tifoseria biancoscudata in quell’anno, ed in generale dal clima di repressione e “tolleranza zero” che si respira negli stadi.
La stagione inizia con la presa di posizione della tifoseria padovana verso la Curva Sud: da anni infatti gli ultras biancoscudati sono costretti a fare il tifo da un settore distante dal campo, che d’inverno ghiaccia costringendo la questura a spostarne gli occupanti in gradinata. Ciò che chiedono sostanzialmente gli ultras padovani è di poter essere spostati definitivamente in gradinata. E visto che in sede di campagna abbonamenti sia la società che la questura fanno orecchie da mercante, lo zoccolo duro della curva decide semplicemente di acquistare i biglietti di partita in partita per il settore di Tribuna Est. Una situazione che spiazza gli stessi tifosi, che si ritrovano divisi fra due settori, e che verrà risolta solo un anno dopo con la creazione ad hoc della Tribuna Fattori. Ma in quella stagione si è al muro contro muro: da una parte la questura che vuole palesemente mettere i bastoni fra le ruote agli ultras, dall’altra la tifoseria che in tutta franchezza non gestisce molto bene la situazione. E si arriva così al derby contro il Venezia con una tifoseria menomata e divisa in due settori. Come se non bastasse, le rigide normative volute dal governo in seguito alla morte di Raciti fanno si che non ci sia spazio per nessun colore, nè alcuno spettacolo coreografico! La curva padovana infatti si presenta spoglia di striscioni e bandiere. I veneziani dal canto loro, ricevono prima 300 biglietti, poi altri 200 per un totale di 500; sempre per le cervellotiche decisioni prese a seguito della morte di Raciti. Insomma, è un derby in tono minore, che verrà ricordato per la roboante vittoria del Padova e per qualche tensione fra i tifosi ospiti e le forze dell’ordine al loro arrivo in stazione.
Il derby di ritorno si disputa in una situazione complicata per la tifoseria biancoscudata, che sta vivendo un momento difficile a causa dell’arresto di dieci suoi membri per uno scontro in autogrill con i tifosi della Cremonese. In quel periodo, la curva si astiene da ogni forma di sostegno alla squadra e si limita ad esporre dieci magliette bianche come segno di vicinanza nei confronti dei ragazzi in carcere e delle loro famiglie. Una protesta che non rientra nemmeno per il derby, dove peraltro la presenza biancoscudata è la più bassa della storia (meno di 500 unità). Dall’altra parte, i lagunari si presentano ancora divisi in due fazioni: Gate 22 – A Sostegno Di Un Ideale nei distinti e Vecchi Ultrà in curva. Da segnalare che entrambi i gruppi esprimeranno tramite striscioni la loro solidarietà ai padovani in carcere (addirittura i Vecchi Ultrà con uno striscione esposto allo scalo dei treni di Santa Marta)
La stagione 2008/09 verrà ricordata come una delle più tristi della storia per il tifo organizzato in Italia: dopo i fatti di cronaca che hanno portato alla morte nelle precedenti stagioni dell’Ispettore Filippo Raciti e del tifoso laziale Gabriele Sandri, lo stato opta per un deciso quanto discutibile giro di vite: obbligo di tornelli, biglietti nominativi e telecamere, unite al già presente divieto di utilizzare megafoni, tamburi, striscioni e bandieroni se non preventivamente autorizzati; inoltre le trasferte per le partite a rischio (anche se minimo) ed i derby regionali vengono tutte sistematicamente vietate. I due derby pertanto si disputeranno per la prima volta senza la presenza di tifosi ospiti (Addirittura in occasione della partita d’andata a Padova il divieto di vendita riguardava tutti i residenti al di fuori del Comune di Padova: qualcuno ricorderà le polemiche ed il triste siparietto avvenuto in occasione di una trasmissione sportiva locale fra il giornalista Stefano Edel, l’allora sindaco Zanonato e l’allora questore Savina), e verranno ricordati come due fra i derby più tristi e squallidi della storia. Dopo questa stagione, con il ritorno in B dei biancoscudati, il derby tornerà solamente otto anni più tardi, nella stagione 2016/17
Gli ultimi colpi
(Venezia-Padova 2016/17, le due tifoserie al Penzo)
Padova e Venezia si ritrovano di fronte nella stagione 2016/17. i tempi sono molto cambiati, e la conflittualità legata al calcio ha subito un duro colpo dalle leggi al limite della costituzionalità. Ma rispetto a qualche anno prima la situazione è migliorata, i tifosi possono tornare in trasferta e colorare la curva, e c’è voglia di rivivere l’atmosfera del derby dopo molti anni. Anche le due curve hanno cambiato guida: gli Ultras Padova, nati dalla fusione fra ACP 1910 e 29 gennaio, hanno preso il comando della curva biancoscudata; mentre la tifoseria arancioneroverde sembra aver ritrovato unità dietro le insegne “Curva Sud Veneziamestre”.Nel derby d’andata al Penzo, il 28 novembre, la curva unionista propone un copricurva a strisce arancioverdi; mentre i 1000 padovani si presentano con diverse torce e bandiere.
Tornano a rivedersi anche gli striscioni ironici, anche se esclusivamente da parte padovana, ed anche il tifo è di buon livello. Nulla da segnalare invece a proposito di contatti fra le due tifoserie, nè prima nè dopo la partita.
Il derby di ritorno si disputa il 9 aprile, un lunedì sera, e per il Venezia è la partita che sancisce la promozione matematica in serie B. Dalla laguna arrivano un migliaio di tifosi, con presenza modenese. Il tifo è buono da entrambe le parti, ma anche in questo caso nulla da segnalare fra le due tifoserie
(Padova-Venezia 2016/17)
Gli ultimi incontri fra le due squadre si sono svolti nella stagione 2018/19, in serie B. Nella partita d’andata a Padova i lagunari si sono presentati con l’ennesima divisione in corso, questa volta fra CSVM ed un nuovo gruppo chiamato Uno Nove Otto Sette; ma almeno questa volta senza nastri o barriere interne… La curva padovana si presenta in forma, piena e compatta, sull’onda dell’entusiasmo per la promozione. Curiosamente lo stadio è omologato per sole 8.700 persone, retaggio delle leggi antiultras degli ultimi anni.
Nel girone di ritorno, il derby è caratterizzato dal gran freddo e dallo scarso entusiasmo: se il campionato da zona retrocessione del Padova non scalda gli animi nella città del Santo (ma un migliaio di tifosi seguono ugualmente la squadra in laguna), dall’altra parte la divisione della curva non aiuta. Da segnalare alcune diffide comminate a tifosi padovani per motivazioni ridicole, come ad esempio il caso di un tifoso diffidato cinque anni (!) per aver offuscato una telecamera con una bandiera, o altri diffidati per aver acceso delle torce in traghetto; a dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, che i tempi sono proprio cambiati e che se una volta gli stadi erano una sorta di “zona franca”, oggi si sta indubbiamente esagerando nell’altro senso…
TO BE CONTINUED…